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Accademici e studiosi italiani in Israele scrivono a Tajani: “Potenzi gli accordi scientifici non li elimini. Il boicottaggio è figlio dell’antisemitismo”

di Viola Giannoli

04 APRILE 2024 ALLE 11:16



La risposta dopo la petizione contro il bando Maeci. La presidente Cristina Bettin: “Così si danneggiano le forze moderate”


"Anziché eliminarli, i fondi e le collaborazioni promossi grazie agli accordi bilaterali tra Italia e Israele dal ministero degli Esteri andrebbero ulteriormente incrementati”. Perché “boicottare l’accademia israeliana significa danneggiare le forze più moderate e costruttive impegnate a far avanzare la pace e la collaborazione scientifica in Israele e nel mondo”. Dopo settimane di proteste e petizioni da parte dei collettivi universitari e dei docenti di molti atenei italiani per chiedere di fermare o di rivedere il bando Maeci sulla cooperazione industriale, scientifica e Tecnologica tra Italia ed Israele, per rischio “di dual use e violazione del diritto internazionale ed umanitario”, è l’Associazione degli Accademici e Scienziati di origine italiana in Israele (Aissi) a prendere la parola e scrivere al ministro Antonio Tajani.


"Le ricerche non hanno colore o confini”

"Le nostre ricerche – scrive la professoressa Cristina Bettin, organizzatrice e coordinatrice del corso di studi in Civilization, language and society, ethics and moral, multiculturalism, and intellectual creativeness della Ben Gurion University – non hanno colore o confini e sono mirate a migliorare le condizioni umane, non a peggiorarle”. E tra gli esempi cita l’acqua, “bene di prima necessità carente in Medioriente” mentre “Israele è leader mondiale nella desalinizzazione: più del 50% dell'acqua potabile in Israele deriva da questo processo. Si tratta di tecnologie molto importanti di cui anche un Paese come l'Italia ha bisogno”.


L’idea di una Fondazione

“Un rafforzamento di tali legami – prosegue – non solo contribuirebbe allo sviluppo scientifico e tecnologico, ma anche alla creazione di opportunità economiche, alla condivisione di buone pratiche e alla risoluzione congiunta delle sfide globali”. Da qui la proposta di “sostenere anche progetti concreti che favoriscano la mobilità di ricercatori, scienziati e di giovani PhD e Post Doc, lo scambio di dati e la collaborazione nelle istituzioni accademiche e di ricerca”, “fare dei corsi e seminari su Israele” e istituire, come già in America e in Germania, “una Fondazione dando spazio e finanziando ricerche e progetti in tutte le discipline, non solo scientifiche ma anche umanistiche”, poiché, sostiene Bettin, “è noto che la maggior parte dei boicottatori contro l’Accademia Israeliana provengono da Facoltà Umanistiche, pertanto, mai come in questo momento, sarebbe vitale la creazione di tale Fondazione”.


“Il boicottaggio come l’anti-israelismo – conclude la lettera degli accademici e studiosi italiani in Israele – sono figli di un antisemitismo che si sta risvegliando anche in Italia, ecco perché riteniamo che sia importante la conoscenza di Israele, del suo popolo, come quella dell’ebraismo italiano”



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